Riproduciamo l’articolo apparso su “Foligno Online”, 30 novembre 2018.
Ema e il papà Gianpietro: una storia che emoziona e fa pensare
Promosso dall’Istituto comprensivo Foligno 1, incontro con Ghidini, il genitore che ha perduto suo figlio che si è suicidato dopo aver assunto Lsd durante una festa
Lo hanno tempestato di domande, hanno pianto insieme a lui, emozionandosi: il fenomeno Ghidini è approdato anche a Foligno. Gianpietro Ghidini, il papà di Emanuele: Ema – si chiama così dal 24 novembre 2013 – si è tolto la vita gettandosi nel fiume Chiese, a Gavardo, in preda ad una crisi, conseguente all’assunzione di LSD, durante una festa.
E da quel momento la sua mission è diventata quella di instaurare un dialogo speciale con i giovani raccontando la storia di suo figlio. Un incontro, che ha emozionato e coinvolto, e non poco, gli studenti e i genitori dell’Istituto comprensivo Foligno 1, che è stato voluto dalla dirigente scolastica, Rita Gentili, e che ha avuto il patrocinio del Comune di Foligno, che ha condiviso l’importanza di questa iniziativa e messo a disposizione della scuola la sede dell’Auditorium.
Gli studenti, soprattutto della media Piermarini, si sono preparati, con l’ausilio dei docenti, ad affrontare questo incontro in maniera consapevole, attraverso la lettura dei testi dei relatori, la riflessione e il confronto tra pari su questo argomento tanto delicato e complesso.
Da Gianpietro sono arrivate parole forti che “arrivano diritte alla meta e lasciano il segno, parole semplici e vere, che hanno la musicalità di una canzone ricca di speranze, con un messaggio molto chiaro: ragazzi riprendetevi la vostra vita e godete di ciò che di bello ha da offrire, eliminate tutto ciò che fa travisare la realtà o, quantomeno, non consente di viverla davvero, come le droghe o l’utilizzo spropositato dei cellulari”.
La scuola organizzatrice ha esteso l’invito anche ai genitori perché “nessuno può sentirsi estraneo a questi eventi, perché è importante essere sentinelle rispetto ai propri figli, saper guardare quello che a volte nascondono, imparare ad ascoltare quello che non dicono”.
Nel sito della Fondazione si legge: “Il coinvolgimento in ogni evento è straordinario e va oltre le nostre aspettative più rosee. Infatti, quando anche un solo giovane ci dice un semplice ‘grazie’ o ‘mi avete salvato la vita’ e riesce a salvarsi, a cambiare idea o ripensare alla sua vita in modo positivo, la nostra missione continua ad avere sempre più forza e ci sprona a portare avanti il nostro amore”.
La storia ed il coraggio di un papà che, dopo aver trascorso una serie di giorni terribili in cui pensa che anche per lui la soluzione sia quella di farla finita, dopo una notte in cui Ema gli compare in sogno, riesce a mutare il suo dolore in un messaggio di speranza e di crescita per tanti giovani. Ne scaturisce la creazione di una fondazione, Ema Pesciolinorosso. mLa sua mission diviene quella di instaurare un dialogo speciale con i giovani raccontando la storia di suo figlio; la straordinarietà della situazione sta nel fatto che non si ferma ai ragazzi della porta accanto, ma il suo viaggio lo porta ovunque, tant’è che, dal gennaio 2014, ha tenuto 1000 incontri in tutta Italia, da Bolzano a Palermo, in oltre 400 città: le sue parole scorrono in scuole, piazze, oratori, spiagge affollate di genitori e figli.
Gianpietro arriva direttamente al cuore di tutti, ricorda come per molti sia diventato “desueto ascoltare il rumore del mare o soffermarsi a sentire l’aria frizzante sulla propria pelle, mentre è normale osservare gli altri da dietro uno schermo o inibire i sensi con qualche sostanza per un breve ‘volo’ verso una felicità momentanea e irreale. Ragazzi tristi e annoiati, che hanno perduto il cammino, la strada delle passioni, e cercano di dare un senso al loro vuoto”.
Ed allora Gianpietro vuole incrociare direttamente gli sguardi dei giovani e non parlare dietro una tastiera, una chat arida di sentimenti e sensazioni che solo il contatto umano può offrire.
“Il premio per tanto impegno che questo padre, insieme a sua moglie Serenella e alle sorelle di Ema, mette in questa sfida va ricercato nei grazie, nei pianti liberatori, nelle frasi bellissime scritte nella pagina Facebook dedicata, negli abbracci di questi ragazzi e nelle riflessioni di ciascuno all’interno della propria famiglia che ne scaturiscono al termine di ogni incontro, in ogni dove”.
E anche a Foligno Gianpietro (che era accompagnato da Carolina Bocca, una mamma che ha raccontato la sua esperienza con il figlio finito nel giro della droga, dal quale, fortunatamente, ne è uscito) ha avuto di ritorno queste sensazioni: lo sguardo attento di un ragazzo con gli occhi pieno di lacrime, valgono più che ricevere un premio Nobel.